lunedì 23 marzo 2015

Denizen - Troubled Waters Recensione

Troubled Waters   


Release: April 6th, 2015

TRACK LISTING
01 - Teddy Bear
02 - Whoresmoker
03 - Jocelyne
04 - The Waitress
05 - Glassie Lovely Glassie
06 - King Of Horses
07 - Heavy Rider
08 - Time To Leave
09 - Enter Truckman
10 - Moonwalk Blues


Ci sono band intramontabili, gruppi che hanno fatto di un certo tipo di suono il loro marchio di fabbrica, che hanno passato una vita intera a perfezionare una certa tensione ritmica che poi li ha resi famosi, mostri sacri all'interno di un panorama in continuo sviluppo ma che, proprio perché il loro lavoro è stato svolto egregiamente, continua a riempirsi la bocca e le orecchie del loro nome. Sono leggende e, proprio per questo, non possono essere dimenticate, offrendo sempre nuovi spunti di riflessione a chi verrà dopo di loro, accompagnandoli perfino in quel tortuoso e pericoloso cammino che è la musica.

Chi ha deciso di raccogliere la sfida, lasciandosi però tenere per mano da questi mostri sacri in attesa di poter essere abbastanza forti da poter camminare con le loro gambe, sono i Denizen, una band stoner rock proveniente dalla Francia, che con coraggio e grande impeto ha iniziato a seguire quelle orme ben impresse in un terreno pentagrammato fatto di note e ritornelli, con lo specifico intento di fare la differenza, di diventare una di quelle leggende.

Troubled Waters incarna questa voglia di sorprendere e di andare oltre i propri mentori, provando a creare una forte e solida identità in grado di andare ben oltre i confini di genere, al di là di etichette, ma soprattutto capace di imporsi come un progetto autonomo, libero dall'essere accostato a qualsiasi altro nome, così personale da non aver bisogno di alcun paragone con nessun altro.

Già con la prima traccia, Teddy Bear, si ha ben chiaro il progetto dei francesi: creare qualcosa capace di trovare il suo cuore e la sua anima in riff potenti, in soluzioni ritmiche ben precise, distinguibili, in quei motivi che subito possono essere associati ad un gruppo, ad un modo di fare musica, ad una certa estetica che ti definisce, determinandoti.

Ogni brano, quindi, si forgia di queste peculiarità tecniche capaci di richiamare un mondo musicale, nello specifico quello anni '70, che però riesce ad avere echi di notevole modernità, traducendosi in pezzi molto energici potenti, che portano titoli come Jocelyne o Glassie Lovely Glassie, per poi arricchirsi di accenni blues molto interessanti e di grande ispirazione.

Time to Leave è una piccola chicca di poco meno di due minuti, ma che è capace di trasportarci nel vecchi west, tra cercatori d'oro, risse da saloon e duelli nella pubblica piazza senza esclusione di colpi. È quella traccia che non ti aspetti, ma che vorresti durasse molto di più, perché sembra essere quella capace di parlare di un modo realmente al di fuori di generi e di etichette, in grado di adattarsi perfettamente ad un album che, almeno in apparenza, sembra voler parlare d'altro ma che, invece, ha solo la musica come musa ispiratrice.

Ogni brano ha una sua storia, una sua attrattiva. Dovevamo già accorgercene dalla magnifica copertina che, in modo quasi ammiccante e non troppo metaforico, sembrava volerci avvisare di quello che avremmo trovato una volta schiacciato il tasto play del nostro lettore mp3: dieci tracce accattivanti e tecnicamente ben congegnate capaci di prenderci per mano per condurci giù, fin nel più profondo abisso di una musica che continuerà a martellarci nella testa.

8/10
Dora


Line – Up
Fabien Aletto : Voice
Ludovic Barbiero : Guitar
Andreas Goumy : Drums
Colin Trognée : Bass

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