venerdì 17 aprile 2015

Behind the Veil - L'Intuito e la Pazzia dietro la Musica



Non capita spesso di poter parlare con gli "addetti ai lavori", con coloro che si celano dietro le band che abbiamo ormai imparato ad amare e ad apprezzare in questo lungo anno fatto di ascolti, recensioni e interviste. Oggi, però, abbiamo l'occasione di scambiare quattro chiacchiere con chi sta dall'altra parte del palco, con una persona che ha fatto della musica il suo mestiere, investendo tutto su chi poi sale proprio su quel palco a prendersi applausi e lodi anche grazie al suo lavoro. Stiamo parlando di Gero, il papà dell'etichetta discografica Argonauta Records!

Ciao Gero, è con particolare piacere che realizziamo questa intervista, quindi vogliamo ringraziarti per la tua disponibilità e per averci permesso, attraverso i nostri piccolissimi canali, di far conoscere le vostre proposte musicali.

Ciao Michela, ciao Dora! Grazie a voi per lo spazio che date sempre alle nostre uscite e ora per questa intervista.

Les Fleurs du Mal: Stavo pensando, cercando di tirare giù delle domande sensate, ad un titolo per questa intervista e mi è venuta in mente una parola "intuito". Perché alla fine l'alchimia perfetta tra etichetta ed artista sta proprio qua, non credi?
Gero: Dici, eh? A me ne viene in mente un’altra, “pazzia”! Scherzi a parte, direi di sì. Intuito, soprattutto se in relazione con il modo che ho io di lavorare, in cui metto sempre al primo posto un certo rapporto di amicizia (o informale se preferisci) tra me e la band, da cui poi segue tutto il resto.

LFdM: Quindi, per allacciarsi alla domanda iniziale, come si scelgono le band da promuovere?
G: Dipende tutto da vari fattori. In primo luogo a me piace tantissimo andare alla ricerca di nuove band da contattare con cui collaborare, è una specie di “compulsione” che ho da sempre: andare alla ricerca di nomi nuovi che mi possano trasmettere nuove sensazioni. E quando queste sono “positive”, si passa poi alla fase successiva. Ricevo poi molte mail con demo o pezzi da ascoltare, una volta appurato il genere musicale e l’attitudine della band, sono pronto a mettermi in gioco e ad iniziare la collaborazione. 

LFdM: Avete dato spazio ad un particolare tipo di genere musicale, spesso anche abbastanza ostico, ambient, stoner, sludge, doom, ma nel complesso quali caratteristiche deve avere una band per entrare a far parte della famiglia Argonauta?
G: Quando ho iniziato questa avventura, perché proprio di avventura si tratta, ho fatto un patto con me stesso, cioè quello di scegliere solo band facenti parte del genere musicale che seguo da sempre e posso curare al meglio. Mi piace poi molto l’umiltà e il senso della collaborazione fra le parti. Se si lavora sodo tutti assieme a testa bassa si ottengono ottimi risultati e quindi ci si diverte pure, ricevendo parecchie gratificazioni.

LFdM: In quale misura il talento di una band gioca un ruolo fondamentale per questa scelta e quanto, invece, dipende dalla commerciabilità del prodotto che viene creato? Essere bravi ed essere vendibili non è esattamente la stessa cosa, non credi? 
G: Sono d’accordo. Diciamo che il fatto che un prodotto sia vendibile o meno è per me secondario. Ho il pregio/difetto di fidarmi totalmente dei miei gusti e spero che lì fuori ci sia gente che abbia più o meno gusti simili ai miei! Al tempo stesso il talento di per sé ha un ruolo marginale se non viene accompagnato da altre caratteristiche, come la dedizione verso ciò che si sta facendo.

LFdM: Tu invece quando hai mosso i primi passi nella musica ed in che modo? Insomma, cosa ti ha spinto a fare questa scelta?
G: Lavoro nella musica dalla notte dei tempi ormai, ho iniziato una ventina di anni fa “dietro le quinte”, come semplice fanzinaro, da lì poi ho ricoperto un po’ tutti i ruoli del settore, da promoter a responsabile vendite, import/export e settore marketing. L’etichetta è poi nata quasi per gioco, volevo dare una struttura professionale alla band in cui suono, i VAREGO, che potesse supportarci con promozione e distribuzione. In modo quasi inaspettato, quando nel 2012 uscì il nostro album, ci contattarono subito molte band, anche estere, e vari addetti ai lavori, per collaborare con noi come “Argonauta Records”. In quel momento ho preso la decisione che l’etichetta avrebbe dovuto aprirsi anche ad altri gruppi interessanti e via via la cosa si è ingrandita nel giro di pochissimo tempo.

LFdM: Una volta uscivano meno dischi e la gente aveva più tempo di ascoltarli ed assimilarli, oggi esce veramente troppa roba che non ci permette nemmeno di assaporarla. Credi che ci sia, rispetto alla richiesta, troppa domanda?
G: Sono assolutamente d’accordo, per questa ragione faccio del mio meglio per spingere le mie uscite su più canali possibili, siano questi promozionali (webzines, riviste) o distributivi. Avere un album disponibile tramite molti canali esteri come succede a noi (cito, fra gli altri, tramite Season of Mist in Francia, oppure Cargo Records in Germania) vuole essere un modo per differenziare i nostri album dalla moltitudine di cose che oggi esce, dando loro un canale preferenziale in quanto credo ciecamente nella qualità di quello che offriamo.

LFdM: Che rapporto hai con i media televisivi? Talent show ecc…
G: Ahimé nessun rapporto. Non guardo i talent e non mi interessano. Non so se questo mi faccia sembrare snob o meno, ma è proprio una questione di “pelle” o attitudine se preferisci. Io credo che il talento debba nascere e svilupparsi per le strade e non sul palcoscenico. Sono fatto così.

LFdM: E' importante avere un proprio bagaglio culturale musicale ovviamente per poter fare questo lavoro? Cosa ascolta Gero?
G: Diciamo che a me ha aiutato tantissimo ascoltare musica underground da sempre, conoscere una marea di bands, singoli artisti, etichette, mi ha fatto trovare pronto al momento del bisogno, quando cioè ho dovuto e voluto puntare tutto sulle mie forze per iniziare questo lavoro. Pur avendo dei miei generi preferiti, ascolto veramente di tutto, da bands quali Tangerine Dream o Popol Vuh, fino alle derive più estreme del metal, grindcore o black metal. Tipo recentemente sono andate in heavy rotation MONOLORD, SOMALI YACHT CLUB, BLOODY PANDA, YOB, PALLBEARER, ENSLAVED, DODHEIMSGARD, JOHN CARPENTER, MARK LANEGAN.

LFdM: Cosa serve oggi al mercato discografico per non andare al collasso? E cosa serve alle band italiane per acquisire quel rispetto che, a mio avviso, in taluni ambiti manca del tutto.
G: Hai ragione, non è semplice, purtroppo noi italiani ci portiamo addosso un fardello che ci impedisce di imporci anche all’estero (con le dovute eccezioni ovviamente). Se pensi a tutte le ottime bands che oggi ci sono da noi e alla loro totale irreperibilità una volta fuori dall’Italia. Questo succede ANCHE perché siamo noi a complicarci la vita da soli. Vedi ad esempio la semplicità con cui si potrebbe organizzare un concerto o un mini tour di una manciata di date nelle nostre città, invece si incontrano talmente tante difficoltà che in alcuni casi hanno portato le band in questione a sciogliersi. Bisognerebbe essere noi stessi più aperti alle collaborazioni, più “internazionali” se mi passi il termine. Questo almeno è ciò che credo io ed è il modo con cui mi pongo verso tutti i miei interlocutori.
Se poi il mercato discografico fosse più attento alle nuove realtà, invece che spingere soltanto sempre i soliti GROSSI nomi (molta gente pensa che le sole band che fanno uscire dischi siano i Black Sabbath o i Motorhead), penso che lo stesso mercato ne gioverebbe in fatto di entusiasmo e ritorno di immagine.

LFdM: Prima parlavamo di intuito, se ti dico emotività? Quanto gioca l'aspetto emotivo in questo lavoro, soprattutto quando ti trovi di fronte ad artisti che bussano alla vostra porta e per svariate ragioni non vengono scelti.
G: Sì, certo non è semplice dire di no ad una band e ovviamente mi è capitato di farlo, mio malgrado. Suonando anche io in un gruppo, so quanta dedizione e impegno stiano dietro al comporre canzoni proprie. Ed è un impegno che si divide anche con altre persone, per cui tanto di cappello. Detto questo, far uscire un album è anche un fatto di tempistiche, per forza di cose la giornata è di 24 ore soltanto, e non sempre si può fare tutto quello che si vorrebbe.

LFdM: Che messaggio invieresti agli artisti che domani leggeranno questa intervista?
G: Di suonare intanto per voi stessi come prima cosa. Con questo approccio le soddisfazioni saranno sempre maggiori rispetto alle delusioni. Non stancatevi mai di far girare il vostro materiale anche se i primi responsi non saranno granché. E poi, se il 10 Maggio fate un salto all’Argonauta Fest (QUI il link dell'evento) a Bosco Marengo, portateci il vostro materiale, ascolteremo tutto e vi faremo sapere!

Grazie mille e a presto.
Michela & Dora

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